
Contenere moltitudini
1 Agosto 2025
Scopri di piùAscolta l’articolo letto da Giovanna
Chissà se anche tu, come me, sei il tipo di persona che, mentre si prepara a partire per un viaggio, sta già programmando quello successivo e, in valigia, assieme alla guida del posto in cui sta per andare, infila anche quella della prossima destinazione.
Così, durante il tragitto verso le vacanze, oltre a informarmi sulla mia meta, posso già organizzare i quarti di finale tra quelle candidate al prossimo viaggio, e per ciascuna inizio a guardare i costi dei voli, i luoghi da visitare, quelli in cui mangiare o dormire, a leggere recensioni e consigli di viaggiatori o delle viaggiatrici che ci sono già stati.
Lo so, è un po’ assurdo e forse, questa irrequietezza si riflette nella mia difficoltà a rimanere in Savasana – la posizione per me più difficile di tutta la pratica. A stare nel qui e ora, per dirla con il buon Patanjali.
Tanto che, a un certo punto, ho temuto di soffrire di “notriphobia”, una parola che deriva dall’inglese “No Trip” e “Phobia”, ovvero la paura di non aver alcun viaggio in programma o di non poterne fare. Approfondendo meglio il significato di questa parola (che spesso compare un po’ a sproposito sui social media), posso però dire che, fortunatamente, non è il mio caso: sebbene non sia una malattia in senso stretto, riconosciuta nei manuali diagnostici dei disturbi mentali, la notriphobia può generare in alcune persone una frustrazione tale, da scatenare anche stati d’ansia o attacchi di panico.
Beh… non esageriamo! Mi piace viaggiare, sì, ma come occasione di scoperta e arricchimento personale, non come ennesimo fattore di competizione e confronto, che genera sensi di colpa e stress più di quanto dia piacere e allegria.
La mia è una passione, non un’ossessione. Forse la definizione più appropriata – se proprio dobbiamo trovare un’etichetta – è “sindrome di Wanderlust” (questa volta dal tedesco: “desiderio di vagabondare”), una voglia fortissima di vedere il mondo, di preparare la valigia o lo zaino, di salire su un treno o su un aereo, di sentirmi confusa e felice all’arrivo in un luogo sconosciuto. Immaginare viaggi senza soluzione di continuità è quindi un modo per sentirmi un po’ in viaggio 365 giorni all’anno, anche se sono seduta alla scrivania del mio ufficio.
Ed eccomi qua oggi, dunque, a fare zapping al computer (ma si potrà dire “fare zapping” riferito alla navigazione online?) tra il sito su cui sto disperatamente cercando di fare il visto per il mio viaggio di questa estate e un altro su cui sto guardando i prezzi dei voli per una possibile mini-vacanza nei mesi autunnali.
Del resto, sono una fan dei viaggi fuori stagione, da sempre.
Per vezzo (un po’ tardo-adolescenziale): ho sempre preferito evitare gli eventi, i luoghi o i periodi di maggiore affollamento. Amo il mare d’inverno e Milano a Ferragosto, per intendersi.
Per privilegio: ho la fortuna di avere un lavoro e una situazione familiare che mi permettono di viaggiare (più o meno) quando voglio.
Per opportunità: viaggiare fuori stagione costa meno e spesso i servizi offerti sono migliori, perché anche chi ci accoglie è meno stressato e pressato dalle esigenze di tutti i vacanzieri.
E poi, il concetto di “fuori stagione” è fuorviante. Vale per chi (in Italia soprattutto) ha le ferie concentrate in estate, a Natale e a Pasqua. Ma la natura, gli animali e la storia non guardano i calendari aziendali. Anzi: spesso le stagioni “giuste” per visitare alcuni luoghi sono lontanissime dai periodi di picco turistico.
Perciò, mentre probabilmente ti appresti a partire per il tuo viaggio estivo, ho pensato di selezionare per te alcuni tra i viaggi più belli che ho fatto o che vorrei fare nella stagione sbagliata per noi, ma giusta per fare una determinata esperienza, che sia godere di un paesaggio impreziosito dalla sua luce migliore, o vedere una specie animale che si fa vedere solo in quel periodo, o vivere una città nel suo abito più bello.
Così puoi pensarci e cominciare a guardare, anche tu come me, i costi dei voli, mentre attendi l’imbarco del tuo aereo o traghetto o treno o quello che è.
Se quello che stai pensando è “Non posso viaggiare fuori stagione” (il lavoro, la famiglia, l’abbonamento già pagato in palestra ecc.), prendilo come un piccolo esercizio di yoga. A volte fatichiamo a uscire dalla logica dell’ordinario e della routine, dagli schemi che ci hanno imposto per anni e che abbiamo finito per assimilare, tanto da non riuscire nemmeno più a immaginare che esistano possibilità differenti. Prova a ritagliarti uno spazio per te, anche piccolo, e ricavare qualche giorno, da unire magari a un fine settimana, per partire quando tutti restano a casa.
1. La natura non sbaglia mai stagione
Highlands scozzesi a inizio maggio: clima fresco ma non freddo, giornate già lunghe, mare abbastanza agitato da rendere i paesaggi un po’ “Sturm und Drang”, ma non troppo, in modo da potersi avvicinare alle scogliere senza rischiare di essere travolti da un’onda! Colori meravigliosi della natura che si risveglia. In particolare, è il periodo in cui esplode il ginestrone (o ginestra odorosa), che illumina le strade sterrate lungo la costa. Pochi turisti e pochi locali aperti, ma l’accoglienza sarà per questo ancora più calda e generosa. Le corse dei traghetti per le isole seguono già l’orario completo.
Isole Svalbard a inizio novembre/inizio febbraio: nelle due settimane circa che precedono e seguono la notte polare (in genere da metà novembre a fine gennaio), le isole abitate più a Nord del mondo si tingono della “Blue Light”: il Sole rimane al di sotto dell’orizzonte, ma a una distanza che consente ai suoi raggi di filtrare, creando un’atmosfera magica, avvolta in una luce blu/viola.
Giappone rurale a fine ottobre/inizio novembre: no, non ti parlerò della fioritura dei ciliegi, che sicuramente conosci già e che, con l’aggravarsi del Climate Change, è diventata molto difficile da osservare. Ti segnalo invece il periodo del cosiddetto «momijigari», ovvero la «caccia alle foglie d’autunno», in particolare quelle rosse degli aceri. Un’occasione per visitare alcune aree meno battute di questo meraviglioso Paese, come il Kansai rurale o l’Altopiano di Nagano.
2. Per chi ama gli animali, liberi, nel loro habitat
Gli orsi polari a Churchill (Canada), a ottobre/novembre: già il viaggio in sé per arrivare in questo luogo sperduto sulla baia di Hudson, nello Stato del Manitoba, è un’avventura. Io l’ho fatto con la mia amica Marica che, oltre ad accompagnare gruppi in destinazioni poco battute (https://www.tiportoanord.it/churchill-orsipolari/), è anche una praticante yoga che frequenta la nostra scuola! Lungo la baia, tra ottobre e novembre, è facile avvistare gli orsi polari che qui si radunano, arrivando dall’entroterra, in attesa che le acque si ghiaccino, per potervi salire sopra e iniziare la caccia alle foche, mettendo fine a mesi di digiuno. Sarai accompagnato da guide esperte e, in assoluta sicurezza, potrai avvistare questi meravigliosi animali a distanza ravvicinata, senza arrecare loro disturbo.
Zebre ed elefanti in Botswana a novembre/gennaio o maggio/ottobre: Se ti sembra che il tuo percorso casa/ufficio sia troppo lungo, pensa a quello delle zebre che, ogni anno tra novembre e gennaio circa, percorrono 500 chilometri tra la Namibia e il Botswana in cerca di pascoli e acqua fresca in vista della stagione secca, migrando dal Parzo nazionale Chobe verso il Makgadikgadi Pan. È la più lunga migrazione di animali al mondo, spettacolare per chi ha la fortuna di osservarla. Altrettanto spettacolare, sebbene più breve, è la migrazione degli elefanti del Botswana, che dal parco Chobe si spostano verso il delta del fiume Okavango Delta tra maggio e ottobre. Il modo migliore per osservarli è attraversando il fiume su una tipica imbarcazione chiamata mokoro.
Pinguini imperatore in Antartide, in novembre/gennaio: Lo so, non è una destinazione facile da raggiungere, ma nella vita non si può mai sapere. Io ce l’ho nella mia Wishing List e, chissà, se dovessi vincere al Superenalotto (a cui non gioco, ma le vie del destino sono infinite), magari un giorno ci andrò. Possibilmente tra novembre e dicembre, quando i pinguini Imperatore si radunano in grandi colonie per riprodursi e deporre le uova. O forse In gennaio, per assistere alla nascita dei pulcini e alle loro prime immersioni.
3. Le mille luci della città
Capitali europee in dicembre: non a Natale, ma nei giorni che lo precedono. Sembra un’idea banale, ma io l’ho fatto per anni e, ti assicuro, con grande soddisfazione. I flussi turistici (in genere concentrati tra il 26 dicembre e l’Epifania) sono ancora limitati, i prezzi dei voli e degli alberghi abbordabili (spesso, anzi, trovi buone offerte), e Londra, Parigi, Madrid, Oslo, Berlino o quello che vuoi sono piene di vita, immerse in un’atmosfera di festa contagiosa. In più, per una volta avrai anche il tempo per fare regali di Natale senza stress, ma con tutta la calma di un turista in vacanza.
Carnevale di Santa Cruz a Tenerife (Canarie), in febbraio: se ti piace immergerti nelle folle festanti, ti segnalo questo evento che – io lo ignoravo – è il secondo Carnevale più grande al mondo dopo quello di Rio, con sfilate spettacolari di carri, costumi sfavillanti e feste che durano per settimane. Inoltre, durante il giorno potrai rilassarti al mare o dedicarti a escursioni nell’isola, godendo di una temperatura perfetta.
Sundance Film Festival a Park City (USA), in gennaio: se ami il cinema, conoscerai sicuramente questo festival indipendente, tra i più famosi e prestigiosi al mondo. Dura dieci giorni e si svolge in gennaio a Park City, piccola cittadina alle porte di Salt Lake City, nello stato dello Utah. Anche questo è nella mia Wishing List e non solo per il desiderio di immergermi per ore in una sala cinematografica o assistere a dibattiti e workshop con registi e attori, ma anche perché le montagne dello Utah sono spettacolari e facilmente raggiungibili, nel caso avessi voglia di farti qualche escursione.
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Foto di Giò di Maggio. John O’Groats (Wick), costa nord-orientale della Scozia