Enzo Mari: la lotta di classe e il mio bisnonno

Enzo Mari: la lotta di classe e il mio bisnonno Enzo Mari: la lotta di classe e il mio bisnonno

Il mio bisnonno è entrato in chiesa due volte nella sua vita. Non per il suo matrimonio e nemmeno per quello di suo figlio per il quale ha diligentemente aspettato sulla panchina della piazza del paese con la civetta sulla spalla. Ebbene si, aveva una civetta sempre appollaiata sulla spalla. Erano così affezionati che sono pure immigrati insieme a cercar fortuna in America. Lì però la civetta del mio bisnonno non l’hanno voluta ed è rimasta a Coney Island con chi non si sa, ma questa è un’altra storia.

Il mio bisnonno è entrato in chiesa due volte: la prima per nascondere il ritratto di Karl Marx prima che arrivassero i tedeschi, la seconda per riprenderselo dopo che se ne erano andati.

Il mio bisnonno, che è pure stato sindaco per la maggior parte della sua vita, credeva così tanto nella lotta di classe che ha chiamato suo figlio, mio nonno, Sempreavanti. Avete capito bene, non un soprannome, registrato all’anagrafe!

Oggi la Galleria Milano, a distanza di 50 anni dal primo allestimento che inaugurava le sue attività, ripropone «Falce e martello. Tre modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe», la mostra personale del grande designer Enzo Mari, da poco scomparso.

Perché vi ho parlato del mio bisnonno? Perché chi chiama un figlio Sempreavanti può solo essere considerato un artista 🙂

Universalmente considerato uno dei maggiori teorici del design italiano e mondiale, Enzo Mari (non il mio bisnonno) sosteneva che il designer non si può limitare alla creazione di oggetti belli perché “l’aspetto funzionale è imprescindibile, non può esserci poesia senza metodo”.

La mostra, che nel 1973 suscitò grande scalpore, è stata ricostruita filologicamente attraverso un’accurata ricerca d’archivio. L’esposizione parte dall’analisi dei due simboli per eccellenza della lotta di classe e ne propone decine di interpretazioni e declinazioni: dagli oggetti veri e propri alle serigrafie o manifesti che li rappresentavano, fino alle sculture o ai manifesti.

La sera della sua “prima” inaugurazione, era stato proiettato il film-documentario, poi andato perso, «Comitati politici – Testimonianze sulle lotte operaie in Italia nella primavera del ’71», realizzato da Mari con il Gruppo di Lavoro, composto da alcuni studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dopo una lunga ricerca, il documentario è stato ritrovato, digitalizzato dall’Archivio Home Movies di Bologna, e sarà visibile in mostra.

La mostra «Falce e martello. Tre modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe», inaugurata il 29 settembre, è aperta fino al 31 marzo presso la Galleria Milano.

Un omaggio ad Enzo Mari, all’arte sociale e, per quanto mi riguarda, anche al mio bisnonno.

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