Hatha Yoga Flow: tradizione e fantasia

20 Nov 2021

Hatha Yoga Flow: tradizione e fantasia Hatha Yoga Flow: tradizione e fantasia

L’Hatha Yoga Flow non è uno stile con un lignaggio, su questo non c’è alcun dubbio.

Non ci sono maestri di riferimento e non ci sono date di nascita:

la verità è che non si sa né quando né chi per la prima volta abbia chiamato una lezione di Yoga “Hatha Flow”.

Ma allora in cosa consiste questo stile e perché oggi ha così tanta fortuna?

A Milano Yoga Space, a tutti i nuovi studenti, proponiamo un tête-à-tête, ovvero un colloquio per orientarsi tra i corsi della scuola e trovare la lezione o l’insegnante con cui sentirsi più a proprio agio. Durante questi incontri, per spiegare la differenza tra i vari stili, spesso descrivo l’Hatha Flow in termini di ritmo: è più veloce dell’Hatha Yoga, ma più lento dell’Ashtanga o del Vinyasa Yoga.

Ma la differenza non è solo questa! Per semplificare possiamo dire che ci sono due correnti: da un lato l’Hatha Yoga e l’Hatha Yoga Flow, dall’altro l’Ashtanga e il Vinyasa; in questi due gruppi troviamo posizioni apparentemente identiche, ma con nomi diversi: un esempio tra tanti è Lolasana, che nell’Ashtanga porta il nome di Utpluthih, o Murdhasana, che diventa Prasarita Padottanasana C. Ma anche i Bandha, le chiusure energetiche, i Mudra, i gesti delle mani, e i Pranayama, gli esercizi di respirazione, hanno spesso, se non nomi diversi, esecuzioni molto differenti.

Come abbiamo scritto nell’articolo sull’Hatha Yoga, tutte le volte che fai delle posizioni, gli asana, stai facendo Hatha Yoga. Oggi, però, questa pratica si è declinata in tante scuole diverse, e se possiamo ricondurre l’Ashtanga e il Vinyasa alla figura di Krishnamacharya, allo stesso modo possiamo invece attribuire la paternità dell’Hatha Yoga, come oggi viene insegnato, al maestro Sivananda e al suo discepolo Satyananda.

Sivananda Kuppuswamy Sarasvati, vissuto tra il 1887 e il 1963, passò quasi tutta la sua vita a Rishikesh, ai piedi dell’Himalaya, dove ancora oggi si trova la Divine Life Society, la scuola da lui fondata. Nonostante abbia lasciato raramente la sua città, Sivananda ha contribuito moltissimo alla diffusione dello Yoga in Occidente: sua è infatti la “serie di Rishikesh” ancora oggi praticata nelle scuole di tutto il mondo.

Ma è stato soprattutto il suo discepolo, Satyananda Saraswati, a diffondere le antiche pratiche yogiche, fondando la Bihar School of Yoga e, soprattutto, scrivendo tantissimi libri: se ne contano circa ottanta, il più importante dei quali è «Asana Pranayama Mudra Bandha», testo che non può mancare nelle nostre librerie.

Satyananda è inoltre il padre dello Yoga Nidra, una delle tecniche di rilassamento più popolari al giorno d’oggi e che probabilmente anche tu hai già provato.

È da questa tradizione che nasce l’Hatha Yoga Flow, ovvero da praticanti di Hatha Yoga che, forse ispirati dall’Ashtanga, hanno voluto aggiungere alcune transizioni dinamiche tra le posizioni, così da creare un flusso continuo di movimenti, un “flow”, con una progressione graduale che, in alcuni casi, porta a una posizione apice.

Si tratta quindi, a tutti gli effetti, di una lezione di Hatha, con Asana, Pranayama, Mudra e Bandha (per citare il testo di Satyananda) connessi in un flow per mantenere il corpo caldo e morbido durante tutta la pratica ma senza la dinamicità dell’Ashtanga.

Per questo è uno stile tanto amato e diffuso: ha il sapore della tradizione, dall’Hatha Yoga ricava infatti le posizioni e i principi fondamentali, e ha l’obiettivo di armonizzare il corpo, la mente e il respiro, aumentando l’energia vitale e il benessere interiore.
Al tempo stesso, si differenzia dall’Hatha Yoga per l’approccio dinamico, che ricorda una danza consapevole al ritmo del respiro. Attraverso sequenze sempre diverse, il corpo conquista elasticità e forza, la mente impara ad abbandonarsi con fiducia e ad aprirsi a nuove possibilità.

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