Chaturanga Dandasana a modo mio

16 Apr 2021

Chaturanga Dandasana a modo mio Chaturanga Dandasana a modo mio

New York JFK – Gate E22. Raccolgo lo zaino, rigorosamente con la mano destra, e mi incammino verso l’imbarco. Sento pulsare il polso sinistro sotto la fascia e per l’ennesima volta mi dico: “come farò a praticare? Che spreco fare un workshop così.”

Dopo settimane di dolore crescente, infatti, ho dovuto rinunciare a tutti gli asana e le transizioni che comportano il peso sulle mani, tantissimi nell’Ashtanga. Non ho però voluto rinunciare ad un viaggio che aspettavo da mesi: una settimana con Richard Freeman, Mary Taylor e Bob Thurman presso il Menla Center, Phoenicia, NY. Come si dice: low expectations high hopes!

Al primo Mysore Mary mi accoglie con un sorriso e una proposta inusuale per un Ashtanghista: un “prop”!

Noi ashtanghisti non usiamo props!

Questo poi non l’avevo mai visto, un supporto a forma di cuneo da tenere sotto le mani in Chaturanga Dandasana, la posizione del bastone con quattro appoggi, per aumentare l’angolo nei polsi. “Forse ne avrai bisogno solo per un po’, forse per tutta la vita, l’importante è capire di cosa hai bisogno per stare bene”.
Tutta la vita?! Che disperazione!

Fu così che, anche se non subito, capii e accettai 2 concetti per me oggi fondamentali:

1. Non siamo esseri autosufficienti: nella vita abbiamo, prima o poi, bisogno di supporto e dobbiamo imparare a capire quando e perché.

2. Non siamo tutti uguali: non esistono allineamenti validi per tutti, ovvero un solo modo di fare una postura Yoga, e ognuno di noi ha la responsabilità di ascoltarsi per proteggersi.
Ho rinunciato a fare Chaturanga con i gomiti a 90° e a saltare indietro direttamente in postura, ancora oggi passo dalla posizione della tavola, Phalakasana. Dopo due mesi il polso si è rimesso e non ho più avuto bisogno del supporto.

Mito numero 1: in Chaturanga Dandasana i gomiti devono essere a 90°

Una delle indicazioni che viene data più spesso è quella di portare i gomiti sopra i polsi così da formare un angolo di 90° tra braccio e avambraccio. Ma questa indicazione, come spiega molto bene David Keil in un articolo tratto dal suo sito Yoganatomy, non si adatta alla maggior parte dei praticanti. Infatti, spostando il peso in avanti, si rischia di sforzare le spalle e, riducendo l’angolo tra mani e avambracci, anche i polsi.

Per poter tenere questo allineamento ci vuole molta forza e stabilità nella cintura scapolare, ma a volte non basta perché conta anche la conformazione fisica: se abbiamo le braccia molto lunghe, come nel mio caso, la pressione sui polsi sarà probabilmente comunque troppo forte. Al contrario, chi ha gli arti più corti lo farà in modo quasi spontaneo.

Mito numero 2: da Uttanasana si deve saltare direttamente in Chaturanga Dandasana

Un’altra indicazione molto frequente è di saltare direttamente in Chaturanga senza passare dalla tavola. Anche qui, non c’è una risposta valida per tutti, ma sicuramente è più facile stabilizzare la cintura scapolare e attivare il trasverso nella tavola. Una volta acquisita la forza e la stabilità necessarie ci si potrà permettere di saltare direttamente in postura. Possiamo quindi considerarlo un passaggio intermedio per molti, forse necessario per sempre per altri.

Come sottolinea David Keil, è importante capire che fare tanti Chaturanga non è il modo migliore di acquisire forza e stabilità per fare bene Chaturanga! Per molti studenti potrebbe quindi essere utile ridurne il numero nella pratica, concentrandosi su altre posture, come la tavola, aspettando di essere pronti.

Ci sono molti modi di eseguire quest’asana, diversi da persona a persona e anche a seconda dei momenti, quindi ascolta cosa ti dice il corpo perché se si lamenta probabilmente ha un buon motivo per farlo. Il mio dolore al polso non è arrivato all’improvviso, all’inizio era un bisbiglio, ma io gli ho dato ascolto solo quando ha cominciato a urlare.

Quindi ricorda, quando sali sul tappetino apri le orecchie!

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